martedì 27 dicembre 2011

Natale è passato.

Quando ero piccolo, nei giorni che lo precedevano, avvertivo una crescente emozione per l'attesa del gran giorno che culminava la sera della vigilia quando era anche difficile addormentarsi nonostante il sonno. Certo nel Natale di quel bambino il motore di quel sentimento erano i doni materiali tanto attesi che Babbo Natale avrebbe recato. Tuttavia la preparazione all'evento con la creazione a scuola di improbabili oggetti più o meno utili da donare ai genitori - tra tutti mi ricordo un portacenere fatto col Das, per la serie fumate e
crepate cari genitori... anni 70: bha! - aggiungeva una ulteriore spinta e questo, grazie anche alle decorazioni e alle luminarie in strada, alle vacanze scolastiche e alle visite ai parenti che non vedevi mai, diventava un periodo unico e da vivere intensamente.
Oggi l'atmosfera è ricreata ogni anno in maniera più intensa, supportata anche dalla programmazione televisiva estremamente più ampia di allora, ma non essere più bambino causa un brusco spegnimento di quel crescendo nel momento stesso in cui Natale arriva.
Un bambino, arrivato Natale, continua a gioire per i doni e la mancanza di impegno scolastico. Vivrà ancora l'emozione dell'attesa dell'anno nuovo, poi la simpatica "consolazione" dell'Epifania e rientrerà a scuola con la voglia di comunicare ai propri compagni tutte le avventure vissute.
Un adulto, a Natale arrivato, si trova davanti la seccatura di vedere parenti con i quali non sa di cosa parlare, teme la fine dell'anno (riepilogativa dei successi/insuccessi avuti) e la Befana non è mai così stimolante come quella che vedi sui cataloghi dei sexy shop.
Voglio tornare bambino per godere appieno di quei momenti che il senno ci porta via ingiustamente.
Ricordiamoci che non basta non essere infelici per essere felici. La gioia non è la mancanza di tristezza, ma la soddisfazione interiore.

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